Analisi logoterapeutica del valore dell’Ascolto
Io mi sento ascoltato quando percepisco che l’altro, non solo coglie la mia autenticità, ma entra nella mia libertà emotiva senza condizionarmi con i suoi schemi mentali. Se mi accorgo che l’altro usa i suoi schemi mentali (è naturale che accada) ma riesco a fargli capire che ciò limita il suo sentire me, allora inizio a sentirmi ascoltato.
Offro tempo all’Altro affinché impari ad ascoltarmi. Ognuno di noi ha bisogno di un tipo di ascolto personalizzato. Altrettanto devo fare io per dare l’impressione all’altro di sentirsi ascoltato.
Gli schemi mentali che si basano su: critiche, giudizi, derisioni, banalizzazioni, considerazioni personali, analisi, intrerpretazioni consigli non richiesti, limitano o bloccano la possibilità di ascoltare davvero.
L’ascolto dev’essere attivo (cioè deve notare le emozioni, non le parole o i contenuti).
Se l’altro analizza i contenuti senza tener conto delle emozioni, io non mi sento ascoltato. Io devo mettere l’altro nella condizione di capire subito le mie emozioni autentiche perché se fingo non aiuto l’altro a capire me, né aiuto me stesso a sentirmi ascoltato.
Nell’ascolto dell’altro sento spontaneo in me “l’andare nel Tu” senza disturbare nulla del Tu.
Se interpreto il mondo delle idee dell’Altro secondo mie modalità, sto ascoltando me stesso, egocentricamente, in modo autocentrato: non creo dialogo ma monologo.
Nella relazione Io-Tu l’ascolto dovrebbe avvenire in modo diverso rispetto a ciò che accade quando ci si appresta solo a sentire.
Nell’ascolto autentico, ci si stupisce, ci si sofferma ad elaborare il significato di ciò che l’Altro sta comunicando (secondo i suoi bisogni).
Nell’atto del sentire si può fare anche qualcosa d’altro contemporaneamente,mentre nell’atto dell’ascoltare ci si ferma “dentro l’Altro” per capire cosa intende quando parla.
Anche le critiche solo pensate disturbano l’essenza del Tu, gli rubano autenticità, fanno si che il mio Io resti dietro una barriera, un muro invisibile ma percepibile dall’inconscio del Tu che non si sente ascoltato.
Il giudizio non espresso verbalmente condiziona il mio percepire l’Altro per come è.
Ascoltare significa sentir vibrare dentro il piacere di capire qualcosa dell’Altro indipendentemente da ciò che dice perché tutto ciò che dice è prodotto e accompagnato da emozioni sue proprie.
Nella libertà che percepisco sentendomi ascoltato mi autotrascendo e stimolo l’Altro ad autotrascendersi verso di me. Gli egoismi si placano e gli egocentrismi si decentrano; in questo spostamento disvaloriale avviene qualcosa: L’ASCOLTO DELL’ALTRO.
Ascoltare ed essere ascoltati significa auto trascendersi, quindi amare.
In ultima analisi, l’ascolto è la forma più rispettosa dell’amore perché mentre ascolto mi metto al servizio dell’Altro, del suo esser così.
Se per farmi capire ho bisogno di utilizzare preconcetti e comportamenti rigidi di tipo adolescenziale (siccome tu, allora io) non sto ascoltando ma sto cercando un terreno fertile per il mio narcisismo ed egoismo.
Cos’è l’Ascolto tra due persone
Io mi sento ascoltato quando percepisco che l’altra persona, non solo coglie la mia autenticità, ma entra nella mia espressione emotiva senza condizionarmi con i suoi schemi mentali cioè con critiche, giudizi, derisioni, banalizzazioni, considerazioni personali, analisi, intrerpretazioni, consigli non richiesti. Se mi accorgo che l’altra persona usa i suoi schemi mentali (è naturale che accada) ma riesco a farle capire che ciò limita “il suo sentire me”, allora inizio a sentirmi ascoltato.
Dò tempo al Tu d’imparare ad ascoltarmi.
L’ascolto dovrebbe sempre essere attivo (cioè sensibile alle emozioni che il comunicante trasmette, più che alle parole o ai contenuti).
Se mentre io parlo, il Tu analizza i contenuti senza tener conto delle emozioni, io non mi sento ascoltato.
Io devo mettere l’altro nella condizione di capire subito le mie emozioni autentiche perché se io fingo non aiuto l’altro a capire me, né aiuto me stesso a sentirmi ascoltato.
Nell’ascolto dell’altro dovrei sentire spontaneo in me “l’andare nel Tu” senza disturbare nulla del Tu.
Se invece interpreto il mondo delle idee dell’altra persona, ascolto me stesso, egocentricamente, in modo auto centrato e non creo un dialogo ma unmonologo.
Da tutta questa premessa, dovrebbe essere naturale riflettere sul fatto che
nella relazione Io-Tu l’ascolto dovrebbe avvenire in modo diverso rispetto a ciò che accade quando ci si appresta solo a sentire.
Nell’ascolto autentico, ci si stupisce, ci si ferma dentro per elaborare il significato di ciò che l’Altro sta comunicando, secondo i suoi bisogni.
Nell’atto del sentire si può fare anche qualcosa d’altro, nell’ascoltare ci si ferma “dentro l’Altro” per capire cosa può significare quella cosa detta o comunicata senza l’uso della parola e non si può fare null’altro.
Il giudizio non espresso verbalmente condiziona il mio percepire l’Altro per come è.
Nella libertà che percepisco sentendomi ascoltato mi autotrascendo e stimolo l’Altro ad autotrascendersi verso di me. Gli egoismi si placano e gli egocentrismi si decentrano; in questo spostamento disvaloriale avviene qualcosa: L’ASCOLTO DELL’ALTRO.
Ascoltare ed essere ascoltati significa autotrascendersi quindi amare.
In ultima analisi, l’ascolto è la forma più rispettosa dell’amore perché mentre ascolto mi metto al servizio dell’Altro, del suo esser così.
Se per farmi capire ho bisogno di utilizzare preconcetti e comportamenti rigidi di tipo adolescenziale (siccome tu, allora io) non sto ascoltando ma sto cercando un terreno fertile per il mio narcisismo e la mia autocommiserazione.
Sia nella amicizia che nell’amore, Ascoltare significa sentir vibrare, dentro di sé, il piacere di capire qualcosa dell’Altro indipendentemente da ciò che dice perché tutto ciò che esprime è prodotto e accompagnato da emozioni sue proprie.