Distorcere il senso dell’abuso
Mi capita spesso di riflettere su alcune esternazioni di persone convinte del fatto, per loro incontrovertibile, che nelle situazioni di abuso sessuale, le bambine e le ragazze “se le vadano a cercare”, che provino piacere e che il vero problema siano loro, non chi le molesta.
Coloro che divulgano questi concetti avulsi da certe realtà difficili da comprendere – come l’abuso e la molestia nei confronti dei bambini e delle donne – creano i peggiori e funesti luoghi comuni!
Questa convinzione viene sostenuta, mio malgrado, da molte scuole di pensiero che si avvalgono solo di teorie – solitamente di stampo psicanalitico – assurde e mai comprovate da vissuti reali.
Professionisti che ripetono a pappagallo le stesse idee preconcette, me li fa sottostimare.
Come si fa a reiterare gli stessi concetti senza che sorga un minimo dubbio su ciò che si ribadisce eternamente?
La mia è pura indignazione per le idee assurde che certa psicanalisi ha tentato di inculcare nella testa degli studiosi e che sono rimaste bloccate, incistate in loro, senza mai esser messe o rimesse in discussione; quelle idee appartengono solo alle pruderie del periodo vittoriano. Credo che anche quelli di allora non fossero tutti casi di piacere isterico.
Mi succede spesso di parlare con alcune mie pazienti che credono di aver vissuto delle molestie, solo perché questo concetto è stato loro trasmesso come una indiscutibile verità. Quando chiedo loro se provavano sensazioni di piacere non avendo vissuto quelle molestie come tali, spesso mi guardano con stupore come se fosse la prima volta che una persona pone loro la domanda più sensata. Finalmente possono parlare liberamente e dire che quelle attenzioni non erano molestie ma momenti di attenzione che non ricevevano dall’altro genitore o dai genitori quando l’abusante non era uno di loro. Questi casi esistono, certo! Ma non per tutti i bambini e per tutte le donne. Nei casi in cui i bambini e le donne non vivono l’angoscia e il terrore nei confronti di quelle attenzioni, non si può e non si deve parlare di molestie, ma di comportamenti assolutamente sbagliati che, grazie alla resilienza delle presunte vittime, non hanno lasciato strascichi nella loro mente.
Certe attenzioni particolari possono essere vissute normalmente o, addirittura, bene da alcuni bambini. L’esito dipende sempre da come vengono percepite quelle attenzioni.
Parlate, donne, parlate! Parlate, bambini, parlate! A che serve se poi non si viene creduti?
La delusione che vivo ogni volta che si intavola il discorso degli abusi sui bambini e sulle donne cresce nel tempo perché i preconcetti si allargano a macchia d’olio nei diversi tessuti sociali. Ma la cosa che amareggia di più è che persone qualificate come gli psicoterapeuti e gli psicologi non riescano a ragionare con la propria testa e a pensare che può capitare che qualche bambino e qualche donna vivano gli abusi diversamente da come li vivono le persone abusate davvero.
Se non si apre la mente a questa poliedrica possibilità – e lo si dovrebbe fare perché ognuno di noi è unico e originale – si rimane imbrigliati nei luoghi comuni che sono proprio quelli che mantengono la civiltà attuale nel groviglio della barbarie intellettuale.
Se, di fronte allo stesso comportamento, un bambino si sente irretito, intrappolato, insidiato e un altro bambino si sente lusingato e incantato, ciò non vuole dire che tutti apprezzino certi raggiri seduttivi. Come non è vero che tutti ne soffrano.
Dovremmo sentire l’obbligo morale di uscire da questa antica morsa di arretratezza culturale.
L’attuale e sempre più dirompente “molestopoli” che sta dilagando nel mondo dello spettacolo e della politica trova un terreno fertilissimo nel luogo comune della molestia sessuale tout court.
Come sempre, l’essere umano generalizza e, appena trova facili percorsi per guadagnare fama e danaro, ci si infila con gran gioia.
Gli abusi e le molestie sono tutt’altra cosa.
Il problema sorge quando, fra l’enormità dei casi di abuso accaduti, la persona che ha sofferto davvero viene trascurata e, spesso, non viene nemmeno ascoltata. Purtroppo l’essere umano ha paura di assumere una posizione propria, quindi deve rimanere ben aderente ai luoghi comuni perché altrimenti chissà cosa succede!