Dal disagio giovanile al senso pieno della vita
L’antropologia frankliana
Il presupposto che fonda il pensiero antropologico di V.E.Frankl è che l’essere umano è unico nella sua essenza ed è tridimensionale nella sua irripetibilità. L’uomo possiede un Corpo, una Mente ed uno Spirito che anela al senso. Il Corpo, per stare bene, necessita di rimanere il più possibile nell’equilibrio di tutte le sue funzioni interne; la Mente, a sua volta, ha bisogno di mantenersi in sintonia con la persona che la ospita e,nella misura in cui il corpo sano è in contatto con la propria mente, la persona avverte dentro di sé una buona omeostasi. Ma tutto questo discorso riguarda la dualità dell’essere umano e, se tutto si riducesse davvero a questa dualità, saremmo ben poca cosa! La terza dimensione dalla quale l’uomo non può prescindere è lo Spirito, il Nous, quella parte di noi che va al di là della fisicità e della mentalizzazione: è l’essenza che ci caratterizza, quella parte di ognuno di noi che necessita non più dell’omeostasi ma necessariamente di un movimento interiore come a dire che l’essenza ultima è l’autotrascendenza, quel movimento di sana “tensione verso qualcosa”, “verso qualcuno”, “verso Dio”.
La dimensione noetica o spirituale dell’essere umano nasce alla consapevolezza dell’uomo subito dopo la fase della seconda infanzia (detta di latenza) e la si scopre o, meglio, noi adulti la scopriamo quando i giovani iniziano a porsi le grandi domande dell’esistenza, quelle che riguardano la vita, il senso del vivere, il motivo della nostra nascita, della nostra morte, del nostro esser qui.
Lo Spirito è una dimensione che ha in sé delle “possibilità” che partono dai valori per giungere alla scoperta del senso della vita ma ha in sé, anche, delle possibilità in più, che vanno oltre la ragione, si tratta della fede! Il concetto di fede, che si ammetta o no, permea ogni realtà umana senza esclusione di alcuno. Il laico vive la fede nelle cose che sceglie di fare, nelle relazioni che crea e coltiva, negli interessi che ama. Ecco perché è molto importante che l’essere umano, fin dall’adolescenza, scelga in base a ciò che sente, valuti ciò che intraprende considerando le proprie predisposizioni non ciò che il genitore consiglia di fare o l’amico sproni a perseguire! Solo in questo modo potrà percepire il senso della fede in ciò che fa. L’uomo di fede religiosa possiede qualcosa in più o di diverso. In più? Si, perché egli si concede di aprire dentro di sé una porta che attende di essere aperta e varcata. Molti uomini, durante il loro percorso esistenziale aprono la porta della fede per chiuderla subito dopo: non la varcano mai! Per paura, a volte per non sentire l’angoscia dell’ignoto. Non sanno, quegli uomini, che è proprio il restare al di qua della porta la causa dell’insoddisfazione dello Spirito. Lo Spirito è un “tendere verso” che, proprio perché tale, è in continuo movimento, è dinamico, proteso verso qualcosa nel suo essere perfettibile. Tutto questo andrebbe spiegato ai giovani perché non si spaventino di ciò che avvertono nel loro animo. Quei turbamenti spesso li costringe a fare scelte errate e a ricadere continuamente in baratri depressivi che creano circoli malsani fino a restare impigliati nei rovi dell’incertezza È un nostro dovere, quindi aiutare i giovani a capire queste dinamiche interiori come dinamiche importanti non da evitare ed eludere. Quando capiranno che è proprio da queste considerazioni che si deve passare, sbloccheranno la psiche e lo Spirito per tendere verso. Solo allora si concederanno anche di aprire la loro porta ed entrare per vivere pienamente la vita, la vita tridimensionale. È innegabile che l’uomo tenda costantemente verso una meta; lo vediamo in noi stessi quando ci rendiamo conto che nessuna cosa e nessuna persona ci fa dire “ora mi fermo, sono pienamente soddisfatto, non cerco più”.Questa inappagata soddisfazione è proprio il nostro Spirito che va oltre, che cerca oltre. E cosa c’è nell’oltre? La risposta è sempre soggettiva ma noto che spesso è il bisogno che abbiamo di incontrare l’intangibile, il mistero, il completamento che ci manca. Frankl dice che esiste nell’uomo uno “scarto tragico” tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere e questa è una condizione della mente umana che non sarà mai soddisfatta appieno. Il mistero della vita non può essere trovato se non passando attraverso il senso che le si vuole dare; il mistero della fede, al contrario, non può essere trovato, mai! Non può essere raggiunto e definito proprio perché è mistero e così deve restare! Se riusciamo a fare nostro il valore dell’umiltà senza infingimenti, riusciremo ad essere comprensivi nei confronti di questa nostra incapacità spirituale che è solo ed esclusivamente di Dio. Non può essere nostra altrimenti vorrebbe dire che l’uomo può competere con Dio fino a raggiungerlo e a ed essere come Lui.
Come lo Spirito, insito nella tridimensionalità umana, è il “tendere verso”, così la fede è un “tendere verso Dio” un modo scelto e non dovuto che stimola l’uomo a cercare tutta la vita senza mai pretendere di trovare. Se si trovasse ci si ingannerebbe credendo in qualcosa che non esiste o esiste perché è un idolo.
Il senso pieno della vita non è da confondere con la verità che cerchiamo ma è soltanto il senso della vita terrena e questo è un nostro diritto, raggiungibile da tutti; è legato ai doni che abbiamo ricevuto da Dio e che caratterizza la nostra unicità, la nostra originalità, le nostre attitudini, ciò per cui siamo qui e che Dio ci chiede di sfruttare… nell’amore.
La verità è il mistero che non dovremmo mai tentare di scoprire perché in tale dimensione resterà e questo dovremmo accettarlo, per l’eternità.
Spesso mi chiedono quando è giusto spiegare queste cose ai giovani; la cosa migliore da fare è rispettare la maturità psichica dei nostri giovani non basandoci sull’età ma sulla maturità del singolo giovane o del singolo bambino. Sì perché oggi più che mai scopro bambini turbati già a otto-nove anni dagli interrogativi sull’esistenza. Quei bambini hanno bisogno di sapere ma hanno bisogno che l’adulto di riferimento sia preparato a rispondere nel modo più adatto alla sensibilità del bambino che ha di fronte.
Se spieghiamo ai giovani queste brevi ma importanti cose, li aiutiamo a non rifiutare la vita, a non sciuparla e, in ultima analisi, a non perdere l’opportunità di renderla mezzo per quel fine ultimo che è Dio.
V.E.Frankl medico e psicologo, ha fondato la terza scuola di psicoterapia (dopo Freud e Adler) a Vienna. Dopo l’esperienza terribile nei lager nazisti, in cui ha anche perso i suoi famigliari più cari, si è dedicato alla prevenzione del suicidio giovanile fondando molti centri di accoglienza per ragazzi e famiglie e si è dedicato al perfezionamento di modalità psicoterapeutiche dando vita alla Logoterapia intesa come terapia del Logos, del senso.
Magda Maddalena Marconi
Psicologa Psicoterapeuta Logoterapeuta Ipnoterapeuta