La resurrezione: nel mio Io, nella coppia e nella famiglia
Il tempo attuale ci avvicina ad uno dei più grandi misteri dell’umanità
cristiana: la Pasqua. Proviamo a considerare il senso della Pasqua entrando
nella Parola e tralasciando il senso letterale.
Resurrezione è una parola latina che significa “dirigersi dalla morte verso la vita” (“re” significa “di nuovo” e indica un movimento inverso, contrario; “sur” da “sub” significa “da dentro, da sotto, da dentro a fuori, dal buio alla luce”. Poi c’è il verbo “regere” cioè dirigere, condurre, guidare, governare, controllare. Ecco il significato di risorgere: “guidarsida una condizione ad un’altra”). Sia dirigersi che guidarsi presuppongono una volontà, una decisione, una determinazione come a dire: voglio risorgere dai miei errori. Non sono io a farti risorgere ma sei tu che decidi il tuo cambiamento grazie a Dio che è riposto in te.
Ognuno di noi ha in sé la possibilità di rialzarsi dai propri errori di vita.
Ognuno di noi e sempre.
Nel tempo della Pasqua, ogni anno, abbiamo la possibilità di riflettere su di noi come singole persone, sulla nostra condizione di coppia e di famiglia.
Uscire dalla morte delle nostre crisi personali e coniugali e risorgere alla vita grazie alla nostra volontà e al nostro impegno, è la forma più importante di libertà che possiamo concederci per stare bene spiritualmente. Stare bene spiritualmente significa stare bene con noi stessi, sentirci liberi di essere come noi vogliamo essere; significa scegliere responsabilmente di operare nel bene e per il bene; significa anche pensare che il bene non è qualcosa di romantico o sentimentale o sognante che ci fa perdere il senso della realtà ma è la decisione e l’agire umano più elevato e più significativo che possa realizzarsi in ognuno di noi e che contraddistingue l’uomo dal mondo vegetale ed animale.
Gesù ha risorto Lazzaro ma non si è risorto da solo: è stato Dio arisorgerlo. Ciò significa che ognuno di noi non può risorgere, cioè uscire dai propri errori, senza la forza di Dio che esiste in noi; anche se non si crede in Lui. Non importa credere o non credere: quando ci impegniamo ad uscire dalle nostre trappole mentali che ci fanno comportare male, dagli
errori in coppia e in famiglia, siamo già dentro un disegno di Dio e Lui è talmente presente in noi, da facilitare ciò che noi intraprendiamo come percorso di crescita personale . Gesù non poteva risorgere da solo perché doveva lasciarci un forte messaggio di collegamento con Dio come a dire che io sono libero di scegliere grazie al fatto che ho già ricevuto alla
nascita una coscienza, in dono.
Quando Marco e Laura pensano di separarsi e non intendono provare a risorgere dal loro orgoglio (“perché devo cedere io per primo”… “è lei cheha sbagliato…” “è lui che deve fare il primo passo…”), perdono la grande possibilità di risorgere entrambi davanti alla propria coscienza di verità e di concedersi la possibilità di ripartire insieme recuperando quel
sentimento iniziale che li aveva legati. Bisogna recuperare l’amore riprendendo ad amare. Bisogna tornare dentro il proprio sepolcro per controllare se la propria vita – che sembra deposta e coperta dai teli della morte come fu per Gesù – , sia ancora una vita recuperabile; lasciando nel nostro sepolcro i teli della cecità, della sordità e dell’insensibilità verso il partner, possiamo risorgere cioè riprenderci in mano e – liberati dai fardelli limitanti – avvicinarci al nostro partner in modo libero.
Il sepolcro è il nostro passato, sono i nostri errori, la nostra morte psichica e spirituale; è il nostro orgoglio, la nostra parte più nascosta; è l’egoismo, il disinteresse, la malvagità. Nel sepolcro ci si trova da morti cioè quando il nostro Io è spento e non è più in grado di relazionarsi.
Nessuna persona che tradisce il partner è felice. Il momento del tradimento è liberatorio ma subito dopo subentra una strana e disgustosa sensazione di malessere nei propri confronti che non capiamo, che non ci spieghiamo.
Eppure la risposta è lì vicino: tradisco una persona che ho amato e quindi tradisco una parte di me che ha sperato di aver trovato la persona della propria vita. Se non curo la mia storia personale in coppia, come posso pensare di far crescere la mia storia d’amore? Moltissime coppie in crisi – magari già separate – non riescono a risorgere dalla loro depressione perché nessuno dice loro di entrare nel sepolcro degli egoismi a rimettere a
posto le cose; a rivedere le risposte sgarbate, il disimpegno, l’aggressività, l’egoismo, l’impulsività, la non sopportazione, e tutto ciò che l’altra persona lamenta. Questo sepolcro carico di pesi diventa il luogo notturno dove si sognano mostri inquietanti; diventa la condizione mentale in cui si soffre di malessere; diventa lo stato mentale di nonsenso esistenziale. Ma perché tutto questo? Perché non provare a rimettere a posto il proprio sepolcro e a togliere la pietra dell’impenetrabilità relazionale?
Nel dire voglio rimettere a posto la mia storia perché all’inizio tutto andava bene, posso pensare che dentro di me esiste la possibilità che tutto riprenda con maggior vigore. Ma devo decidermi, devo risorgere, devo perché lo voglio; non devo perché qualcuno me lo impone. Assolutamente no!
Se un figlio esprime la sua voglia di individuarsi come persona autonoma, io genitore non devo frenare la sua spontanea libertà: devo risorgere come genitore nuovo che si adatta al fatto che il proprio figlio ha la necessità spirituale di staccarsi dalla famiglia (pur nei parametri delle norme genitoriali, se è minorenne). Io genitore devo entrare nel mio sepolcro e lasciare dentro tutto ciò che frena la relazione con mio figlio; devo –
perché lo voglio – chiudere il sepolcro e sentire che ho lasciato dentro la critica, il giudizio, l’offesa, la mia onnipotenza che ho fatto subire a mio figlio.
In famiglia lasciare che ognuno viva la propria libertà di scelta senza interferire con “dovresti fare…” “non sei capace di…” sbagli a fare così…” “ sei stupido come tua madre” “sei incapace come tuo padre” ecc., è un passo molto importante che svincola i membri della famiglia da etichettature frenanti che minano l’autostima e bloccano il dialogo.
Se voglio risorgere qui sulla terra, nel mio tempo attuale, devo prima essere consapevole degli errori che commetto senza pretendere che siano gli altri a sbagliare. Alla luce di queste riflessioni calate nella quotidianità, è bello pensare che tutto dipende da noi: sbagliare e risorgere. Anche l’ateo può trarre benefici pensando di avere in sé tutto ciò che gli serve per risorgere di fronte alla propria coscienza morale ed etica.
Magda Maddalena Marconi