Autoritarismo, mode e perdita di sé.
Per comprendere il senso dell’autoritarismo dobbiamo iniziare dal puro sostantivo “autorità” che rappresenta
un insieme di caratteristiche riconosciute ad una persona o ad una istituzione alle quali si sceglie di
assoggettarsi in forma consensuale per la realizzazione di determinati scopi.
M.Weber ha distinto tre tipi di autorità: legale quando è legittimata da un insieme di leggi stabilite per
raggiungere le mete prefissate; tradizionale quando è legittimata dalla consuetudine e dalla tradizione;
carismatica quando trova la sua legittimazione in particolari qualità di una persona e nel suo ascendente.
La personalità autoritaria viene descritta bene da W.Adorno nella scala del fascismo potenziale (F) come
sottomissione all’ordine vigente, mancanza di introspezione, superstizione, prepotenza, supponenza,
credenze stereotipate, ammirazione per il potere e la durezza, tendenze distruttive e ciniche, eccessivo
interesse e preoccupazione per la sessualità. W.Adorno, partendo da presupposti psicanalitici, descrive la
personalità autoritaria ‹‹affamata di potere›› con l’Es molto forte, l’Io debole e il Super-Io non interiorizzato.
Ciò significa che il soggetto manifesta le sue pulsioni aggressive senza saperle governare; appare con un Io
incapace di autogestirsi quindi tende a dipendere da qualcuno o da qualcosa (droghe, alcol, giochi online); ed
è persona priva o scarsamente dotata di norme interiorizzate dai genitori e dalle istituzioni. L’autoritario si
convince che la supremazia dei suoi istinti distruttivi è incontrastabile e che egli non è affatto responsabile.
La degenerazione dell’autorità prende il nome di autoritarismo che genera, a sua volta, autosvalutazione,
ribellione, impulsività, aggressività, violenza e gregarismo (istinto di gregge) che è una tendenza innata a
vivere in un gruppo nel quale avvengono fenomeni di reciproca suggestione a causa del legame che si crea
tra il capo carismatico e i singoli soggetti i cui sentimenti ostili di invidia e di gelosia si trasformano
nell’identificazione reciproca (psicologia delle masse). Nel gregarismo si crea la tendenza a conformarsi alle
scelte del gruppo, rinunciando ad esprimere la propria individualità. Una sorta di nichilismo gruppale che
conferma al singolo la credenza che tutto è insignificante, vuoto, futile. Questo fenomeno è largamente
presente nelle situazioni di disadattamento giovanile (G. Le Bon).
Cerchiamo di capire da dove inizia il bisogno di una figura autorevole.
Fin dai primi anni di vita del bambino, è naturale e sano cercare di confrontarsi con gli altri bambini. E’ una
necessità basilare che aiuta il bambino a formare la propria individualitàe, grazie all’immagine che il
bambino ha di fronte a sé, è possibile interiorizzare altri modelli di comportamento che non siano sempre e
solo quelli genitoriali. Crescendo, il bisogno aumenta sempre più perché l’Io necessita di ulteriori fonti da
cui trarre nuovi modelli comportamentali. La condivisione di esperienze facilita la formazione della
personalità ma quando un giovane non è libero di confrontarsi con i coetanei, rischia di mantenere in sé una
necessità che può, nei momenti critici, inciampare in situazioni estreme di gregarismo in cui la perdita della
libertà di scelta si affaccia alla vita del giovane ancor prima di rendersi conto che se la potrebbe godere.
Solitamente se un giovane interiorizza dei buoni valori e si sente bene con se stesso, non avverte la necessità
di aggregarsi per accanirsi contro il sistema sociale, come è successo negli Stati Uniti in cui si è sfruttata una
certa situazione per sfogare la rabbia repressa. Cosa è successo? Trump ha istigato folle dell’estrema destra
scatenandole, armate di ogni genere di strumenti, con l’intento di uccidere pur di riappropriarsi del potere.
L’odio di Trump, contro un presunto voto illegittimo a favore di Joe Biden, ha dato vita ad una serie di
menzogne per giustificare gli atti di vandalismo del 6 gennaio 2021: incitando le folle all’insurrezione e
all’irruzione a Capitol Hill, si è violato il tempio della Casa Bianca.
Perché il pensiero comune desidera un’autorità?
Molto semplicemente perché gli esseri umani avvertono, fin da bambini, la necessità di essere guidati o
accompagnati da qualcuno che sia più capace di loro di affrontare le difficoltà della vita. Lo scopriamo nel
corso della storia che, pur con una relativa autonomia delle singole realtà storiche e individuali, esistono
puntualmente leader-costruttori e leader-distruttori che hanno la capacità di aggregare a sé folle immense. La
necessità di una autorità esisterà sempre perché l’essere umano è un individuo sociale che ha bisogno di
confronti plurali, non di chiudersi in una monade autoreferenziale. Nonostante sia positivo confrontarsi con
gli altri, è molto importante che gli individui acquisiscano la capacità di riflettere sulle proprie idee e, solo
quando le hanno molto chiare, dovrebbero aderire ad una linea di pensiero (politico, religioso, filosofico,
esistenziale). Purtroppo spesso accade che non tutte le persone conoscano i motivi per cui si associano ad un
gruppo di manifestanti o di sostenitori di qualche ideologia. Proprio questa constatazione, dimostra
(Psicologia delle folle) la necessità che gli esseri umani hanno di aggregarsi per sentirsi appartenenti ad un
gruppo.
La motivazione sociale al potere spinge a salire quanto più in alto possibile nella gerarchia del gruppo di
appartenenza assicurandosi una leadership che può essere autoritaria cioè con una forte dipendenza dal
leader; democratica con una scarsa dipendenza ma superiore in rendimento qualitativo, o permissiva con una
scarsa dipendenza e uno scarso rendimento.
È un dato di fatto che le fantasie di onnipotenza, caratteristiche dei leader-distruttori, fino alla fuga dalla
realtà, determinano inevitabilmente il fallimento dell’Io in senso ontologico ma anche il fallimento di più
generazioni in senso filogenetico.
Perché esistono le mode e cosa motiva i giovani a seguirle?
Perché nascono le mode affonda le sue radici nel bisogno incontrovertibile che l’uomo ha di andare sempre
oltre ciò che ha. Il bambino accantona il suo gioco per scoprirne altri, i giovani sono sempre alla ricerca di
qualcosa di nuovo che li motivi a sentirsi bene, a stupirsi, a divertirsi e gli adulti continuano a farlo: dai
sapori del cibo, al piacere di indossare abiti nuovi; dal bisogno di conoscere, alla necessità di imparare; dal
bisogno di viaggiare, al piacere di conoscere persone nuove; dalla curiosità di scoprire l’anima gemella, al
bisogno di alzare l’asticella del piacere sessuale; ogni ambito esistenziale è caratterizzato da bisogni che
crescono nel tempo e che generano le mode. Quando questa ricerca maniacale del “sempre di più” diventa
costante e ineliminabile, si entra nel campo delle ossessioni e, di conseguenza, delle dipendenze (giochi
online, gioco d’azzardo, uso e abuso di droghe e alcol, farmaci ansiolitici, porno online, ricerca spasmodica
online di conferme sul proprio stato di salute, etc.) Tutto ciò che è insopprimibile, diventa una dipendenza.
Le persone fragili e gli adolescenti rischiano più facilmente di farsi intrappolare dalle mode proprio perché
non sono ancora in grado di scegliere responsabilmente senza danneggiarsi. Il conformismo giovanile
promette illusoriamente la sicurezza nell’essere come gli altri ma fa sì che il giovane non sia se stesso, che
rinunci alle sue opinioni, ai suoi interessi, ai suoi atteggiamenti per imitare quelli degli altri e farsi accettare
dal gruppo; a volte non fidandosi nemmeno degli altri che attuano la stessa mistificazione: ognuno finge di
essere felice ma, come nella vita inautentica di M.Heidegger, è occupato a riempire i silenzi e i vuoti con
comportamenti autodistruttivi. Spesso il fantasma persecutorio dell’horror vacui, del terrore del vuoto
esistenziale, del non senso, identificabile con il non essere, spinge i ragazzi sulla via della droga e dei giochi
individuali e collettivi con la morte. Il conformismo di gruppo – che dovrebbe essere superato da ogni
giovane – può essere pericoloso, aggravando un disagio già in atto, psicologico, fisico o spirituale. In realtà
non esiste un senso del gruppo ma esistono soltanto i sensi dei singoli componenti in quanto la singola
persona vale più del gruppo.
Perché i giovani tendono ad essere estremisti? Sia con le dittature, ma anche con le droghe e il look?
L’estremismo, come tutti gli –ismi, è l’esasperazione di un’idea o di un comportamento che diviene radicale,
estremo e distante dalla virtù che, come sostenevano i latini, sta nel mezzo. E’ intuitivo il motivo per cui i
giovani tendono a scegliere l’estremismo in ogni sua forma: per distanziarsi il più possibile dalle norme
genitoriali e sociali. La necessità di autoconfigurarsi come persone autonome e indipendenti, li spinge ad
aderire a forme di comportamento e ideologie estremiste. Sono illusioni ma per loro rappresentano
quell’iniziazione che i giovani del passato vivevano nelle tribù per solennizzare l’ammissione in un nuovo
stato sociale davanti a tutta la comunità. E’ una sorta di necessità esistenziale che permette simbolicamente
un rituale di transizione in cui morire per poi rinascere. Le cerimonie per “uscire fuori” da un stato giovanile
ed entrare in quello adulto, avvenivano, nelle realtà tribali, durante l’attraversamento del fuoco o di luoghi
resi pericolosi per la presenza di animali feroci.
Questo rito determinava chiaramente la fine e l’inizio di una condizione sociale e donava ai giovani un
nuovo senso di appartenenza. Nelle epoche successive i giovani hanno potuto vivere la loro iniziazione
nell’esperienza militare e in quella, più libertina, delle case di tolleranza. Oggi non è più possibile esperire il
passaggio ma i giovani ne sentono il bisogno quindi si creano autonomamente forme comportamentali
estremiste perché solo in quelle è possibile assaporare le emozioni dell’emancipazione di cui hanno bisogno.
Non solo l’uso delle droghe e dell’alcol ma anche la ricerca spasmodica di siti online in cui sfogare tutta la
curiosità morbosa nei confronti di molti svaghi proibiti dal pensiero comune, nutre quell’esigenza dell’Oltre
per sentirsi adulti. La comunicazione imbalsamata proposta dalla memetica (studio dei memi inneggianti le
dittature comunismo-sovietiche, naziste e fasciste) si ricolloca sul piano della loro crescita per ricalibrare un
eccesso di mobilità psichica causata dalla ricerca affannosa di novità e di emozioni forti. La conseguenza
drammatica si riscontra nell’incapacità di meravigliarsi per le cose semplici ma importanti che la vita reale
offre. Anche la scelta di un look stravagante ha lo scopo di stupire il mondo adulto, di confermare la propria
identità ribelle ad ogni norma precostituita salvo poi tornare indietro depressi e con la coda tra le gambe
(M.M.Marconi).
Per concludere – anche se il discorso avrebbe bisogno di tanto spazio in più – ogni forma di pensiero che
inciampi nelle trame deviate e maledette delle dittature e negli eccessi, diventa polo d’attrazione per coloro
che hanno bisogno di stupire la società in modo altisonante: i giovani e gli squilibrati. Per i giovani si tratta
solo di un rito di passaggio pericoloso che dovrebbe essere seguito da scelte evolute; per gli squilibrati è un
appagamento deviato – cioè patologico e rischioso per la società – quindi si dovrebbero allertare i
responsabili delle loro azioni per evitare che il pensiero dittatoriale venga divulgato e reso accessibile ad
altre persone disturbate.
Il dato sconcertante che ci deve far riflettere è che tutte le personalità dietro le quinte dei palcoscenici
mondiali delle dittature, sono state esaminate e scrutate: la loro pazzia, nascosta bene dall’onda
dell’autoritarismo imperante in alcuni periodi storici, è stata confermata dagli studiosi delle personalità
indicandole tutte come psichiatriche gravi (G.V.Caprara, C.R.Cloninger, H.Eysenck, D.Winnicott,
J.Bowlby).
Magda Maddalena Marconi
Psicologa Psicoterapeuta Logoterapeuta
magdamarconi@libero.it
magdamarconi.it