• I miei Libri

  • La logoterapia in pratica - Dialogo immaginario con Viktor Emil Frankl

    La Logoterapia, grazie alla genialità di V. E. Frankl, è molto utile per la cura dei disturbi psicofisici, ma la sua caratteristica principale è di svelare alla persona quella dimensione spirituale che le altre psicoterapie non contemplano. Quando la dimensione spirituale rimane bloccata nelle credenze malsane, si creano e si alimentano molti disturbi psicofisici e il cercio del malessere si chiude. Sorge la necessità di ristrutturare quelle credenze malsane. In questo lavoro di “Logoterapia in pratica” Viktor Emil Frankl e Magda Maddalena Marconi, grazie al loro dialogo immaginario, offrono l’opportunità di capire come uscire dalle trappole di molte credenze attraverso il risveglio della dimensione spirituale. In questo libro, il termine spirituale non ha valenza confessionalema fenomenologico-esistenziale. Qui la logoterapia si impegna a rivitalizzare anche la dimensione spirituale del singolo soggetto – quella che ri-umanizza l’uomo – e a stimolare qualcosa di diverso, mai vissuto prima. Il risveglio della dimensione spirituale è paragonabile a uno zolfanello che, appena sfregato, sprigiona tutt’attorno la sua luce naturale.

  • Mi fido di te

    Creare le basi della fiducia fin da quando il rapporto sta nascendo è molto importante.

    Il rapporto che si andrà a stabilire può essere di qualsiasi natura ma sempre tra due esseri umani e mai tra una persona e un gruppo, in quanto nel gruppo esistono tante originalità – tante persone – che non devono perdere la loro responsabilità di rispondere in prima persona a ciò che decidono di fare o di non fare.

    Eppure la fiducia non nasce spontaneamente ma si forma grazie a un processo relazionale in cui avviene qualcosa di molto importante tra due persone: chi offre la fiducia e sottintende “mi fido di te”, e chi offre l’affidabilità e lascia intendere “puoi fidarti di me”, possibilmente in una dinamica reciproca.

    L’importanza della seduzione sana e il rischio di quella insana, è un argomento che viene trattato per comprendere meglio cosa significhi fidarsi di qualcuno. Esistono alcune modalità per sviluppare la capacità di essere affidabili e di capire quando gli altri lo sono: la fiducia reciproca prevede che ci si ponga sullo stesso piano relazionale decidendo di essere in buonafede e volendo che si crei una serena sicurezza in cui le due persone si abbandonano l’una all’altra, fiduciosamente.

    Nel fidarsi, quindi, esistono due entità:

    una persona che si fida e un’altra che risulta affidabile.

    Se la persona creduta affidabile tradisce le aspettative della persona che si fida, si distrugge una relazione che difficilmente si ripristina, pur nel corso del tempo, su nuove basi. Ciò che è perso non viene più recuperato e, nella dinamica del fidarsi, chi tradisce le aspettative della persona che si fida, allontana quest’ultima per sempre.

  • Trasforma lo stress in energia. Ognuno è tanto stressato quanto crede di esserlo

    Editor di testo: Editoriale Programma

    Lo stress di per sé non è nocivo se rappresenta uno sprone o una sfida per la persona ma sappiamo che se si prolunga nel tempo e dà la sensazione all’uomo di sentirsi un “superuomo” e alla donna di sentirsi una “superdonna”, si rischia di cedere in modo repentino e inaspettato. Quante volte ci capita di leggere o di sentir dire “quella persona così attiva, dinamica e forte, sembrava spaccasse il mondo e invece è uscita di senno”; queste frequenti constatazioni ci fanno riflettere e considerare che nessun essere umano riesce a reggere per tempi molto lunghi i carichi dello stress. Quando poi, lo stress si trasforma in disturbi psicologici o psicosomatici, si crede di dover assumere necessariamente un farmaco magari facendosi ricoverare in strutture psichiatriche senza mai pensare che la soluzione è sempre dentro la persona.

    Quando, a un certo momento della nostra vita, ci sentiamo affaticati e spaventati da tutto ciò che prima rappresentava una normale routine e quel tutto diviene fonte di stress, crediamo di doverci rivolgere ad uno psichiatra il quale  classifica i nostri disturbi  e ci prescrive dei farmaci che, spesso, ci intrappolano ancor di più. Classificare significa dare un nome ai disturbi, incasellarli, per poi prescrivere dei farmaci: in questo modo, il medico costruisce una realtà che diventa indiscutibile agli occhi della persona che lamenta i disturbi e che si affida a lui. Questa sentenza condiziona la persona a credere di essere veramente ammalata come se il nome dato alla sua presunta malattia corrisponda  davvero alla realtà. In breve tempo si crea quella che viene definita una “nevrosi iatrogena” (insorgenza di una malattia a causa della diagnosi e della cura sbagliata). Si tratta di un disturbo che ha due aspetti: uno  biochimico e uno psicologico; il primo si crea a causa dell’assunzione di un farmaco che per curare un sintomo ne crea di nuovi e il secondo, psicologico, si forma a causa di vari aspetti che vanno dalla dipendenza dal farmaco alla convinzione di essere persone malate; dal timore di non poter più uscire con le proprie forze dal disturbo, alla scoperta di essere trattati dai familiari e dagli amici con circospezione fino ad identificarsi con la diagnosi formulata comportandosi come se si fosse malati.

    Nella classificazione psichiatrica si attribuisce un termine ad ogni disturbo; sappiamo che dare il nome ad una qualsiasi cosa, significa strutturare una realtà – che non esiste –  solo per il fatto di darle un nome come quando un bambino crede fermamente in una fantasia solo perché le dà un nome e, viceversa, le dà un nome anche se  la crea solo con la fantasia. Il problema insorge quando quel nome attribuito ad una realtà inventata, inizia a produrre effetti concreti cioè comportamenti e reazioni disfunzionali che la persona mette in atto. Se, per esempio, una persona crede alla diagnosi appena formulata dal suo medico e che recita “lei è schizofrenico” oppure “lei soffre di allucinazioni”, si identificherà in questa profezia diagnosticata e si comporterà come se fosse davvero malata; tutto questo verrà peggiorato dal comportamento della famiglia che la tratterà da tale e in questa interazione relazionale, la persona confermerà a se stessa l’irriducibilità della diagnosi infausta. Ecco, allora, l’importanza di affrontare i disturbi da stress con le modalità più adatte alla singola persona

  • Dire la verità ai figli. Dall’infanzia all’adolescenza. Soluzioni facili per problemi difficili

    Editor di testo: Editoriale Programma

    Anno: 2011

    Il senso di questo libro nasce dall’impressionante interdipendenza che ho riscontrato –  nei bambini, nei giovani e negli adulti  – tra  alcune credenze, superstizioni, magie e molti disturbi psicologici incrementati dall’emozione della paura.

    L’importanza di parlare chiaramente e di dire la verità ai bambini e ai giovani  – evitando di lasciare in sospeso i discorsi sulla sessualità, sulla vita, sulla morte, sulla religione e su Dio – ,  è fondamentale per un sano equilibrio personale, per una serena relazione con gli altri e per un buon rapporto con la vita.

    Esempi di dialoghi avvenuti in uno studio di psicoterapia con persone spaventate, irrequiete e ansiose, permettono al lettore di capire l’importanza di ragionare con coscienza di Verità per prevenire tutto ciò che rende oscura l’esistenza; tutto ciò che frena una serena ed equilibrata crescita della mente umana; tutto ciò che relega le persone in contorti ed angusti spazi di ignoranza e di paura; tutto ciò che conduce inesorabilmente alla non accettazione di sé, quindi all’offesa dei doni più preziosi racchiusi in ognuno di noi: la mente e la coscienza di Verità.

    Soluzioni facili per problemi difficili è il sottotitolo di questo libro che intende offrire al lettore delle riflessioni ma anche delle opportunità per risolvere problemi che sembrano insormontabili, che creano spesso ansie e sono fonte di nervosismi e di conflitti familiari che si perpetuano di generazione in generazione. I problemi, proprio perché tali, possiedono sempre la loro soluzione ma chi li vive in prima persona non riesce a districarsene perché si trova intrappolato in essi, e la carenza di “ossigeno psicologico” non permette di trovare la giusta distanza emotiva per risolverli.

    Le correlazioni tra  alcune credenze, superstizioni e magie e molti disturbi psicologici, vengono affrontate con l’ausilio della Psicoterapia Strategica Breve inserita nella Logoterapia e nell’Analisi Esistenziale (nota 1): tutto ciò per affrontare molte situazioni individuali e familiari in cui vigono comportamenti insani privi della libertà di pensare autonomamente.

    Dire la verità ai figli durante l’infanzia e durante l’adolescenza è il dono più prezioso che un genitore possa offrire e che un figlio possa ricevere.

    Perché è importante dire la verità ai figli, come e quando dirla, è il filo conduttore di tutto il libro.

  • Mi ami o mi vuoi bene? L’intelligenza affettiva

    Armando editore, Roma, 2009.

    “«Dottoressa… come faccio a capire se l’amo?», « non capisco se mi ama o se mi vuole bene…»: queste sono alcune delle domande che assillano le persone che vivono conflitti in coppia.
    In questo libro vengono evidenziate alcune reazioni di “disillusione” che possono sfociare in vari esiti comportamentali, tra i quali, voler cambiare l’altro che non corrisponde più alla persona amata precedentemente.
    Viene approfondito il significato del “voler bene” e dell’“amare” per distinguere due sentimenti molto importanti e differenti tra loro.
    Le “diversità tra i partners”, la “fine del dialogo”, “il calo del desiderio” e l’“adulterio” sono temi molto frequenti che caratterizzano le crisi in coppia e che hanno l’urgente necessità di venir compresi e visti attraverso la lente della singolarità di ogni coppia. Le “reazioni psicofisiche dell’adulterio”, sono risposte interiori che si manifestano nel corpo a causa di qualcosa che l’essere umano raramente accetta del tutto.
    Vengono presentati anche i temi dell’“omosessualità” e dell’“aggressività nei confronti dell’uomo e della donna” per comprendere alcuni aspetti inquietanti che raramente vengono affrontati.
    Per permettere al lettore di non rimanere ostinatamente bloccato nella colpevolizzazione dell’altra persona, o nel preconcetto “non siamo fatti l’uno per l’altra”, l’autrice presenta una serie di “modi d’essere in coppia” i quali, grazie alla sua lunga esperienza professionale, ci offrono alcuni esempi non omologabili ma rappresentativi di situazioni reali in cui ci si può riconoscere.
    Perché la coppia che si ama scatena negli altri reazioni negative? Perché esistono i dubbi sul proprio ed altrui sentimento? Perché si desidera che il proprio partner soffra o muoia? A queste e a tante altre domande, vengono offerte delle riflessioni che partono sempre dall’interesse e dal rispetto profondo per la diversità ed unicità dell’uomo.
    L’autrice si avvale di una “psicoterapia integrata, ad orientamento umanistico-esistenziale”, che può essere di tipo sistemico oppure di tipo individuale, ma sempre come psicoterapia in coppia centrata sul “senso di stare in coppia” promuovendo nelle due persone la consapevolezza di poter “superare i conflitti senza vincitori né vinti”.

  • Vivere senza distrurbi d’ansia

    Con la psicoterapia o  l’autoterapia all’interno della psicoterapia?

     Armando editore, Roma, 2007.

    La pressante richiesta di capire il motivo che scatena  i tanto temuti disturbi d’ansia mi motiva a divulgare delle informazioni, raccolte in tanti anni di esercizio della professione di psicoterapeuta, che probabilmente non sono ancora chiare a tutti. E’ un testo divulgativo-operativo che, attraverso molti esempi concreti, offre approfondimenti conoscitivi, ma soprattutto pratici,  per decidere come attivarsi  nei confronti del proprio disturbo.

    E’ importante che  ogni individuo scelga liberamente di fare ciò che si sente, senza mai accusare eccessivi  sintomi di paura. In questo caso, è molto più prudente e saggio rivolgersi ad un professionista di fiducia e affidarsi  alla sua esperienza.

    L’autoterapia all’interno della psicoterapia è una modalità di terapia psicologica che permette alla persona che soffre di stabilire, tra tante opportunità, la migliore per se stessa al fine di liberarsi da un disturbo d’ansia.

    In questo libro vengono presentati molti esercizi semplici di automodulazione dell’ansia grazie anche alla presentazione di storie reali di persone che sono riuscite a superare i propri disturbi.

    Personalmente sono favorevole all’utilizzo dell’autoterapia all’interno della  psicoterapia  allo scopo di rendere più autonoma la persona che chiede aiuto e più  consapevole delle proprie potenzialità: con l’autoterapia all’interno della psicoterapia, la persona viene accompagnata ma rimane libera da vincoli di dipendenza, in tempi brevi e con costi significativamente inferiori. Questo non significa banalizzare la sofferenza né sottovalutare le eventuali cause pregresse ma lavorare responsabilmente a favore  delle persone che soffrono e che necessitano di stare bene senza prolungare i tempi psicoterapeutici.

    Un altro significato importante di questo lavoro è di contestualizzare i disturbi d’ansia, in particolare gli attacchi di panico, all’interno del periodo storico-culturale in cui viviamo, al fine di conoscerli,  di capire perché si formano e come vincerli. Per capire i disturbi d’ansia dobbiamo allargare l’indagine sui vissuti dell’uomo nei confronti di come egli vive la realtà esterna attuale, anche attraverso i sottesi meccanismi psicofisici condizionati dalla paura.

    E’ un’opera, questa, riservata a tutte le persone interessate (dall’adolescenza alla maturità) a scoprire quali sono le cause, le concause, gli effetti e le conseguenze degli effetti che modificano, a volte in modo drammatico, il senso della vita delle persone che le subiscono ma, soprattutto, a  districare gli imbrogli mentali degli attacchi di panico per uscirne definitivamente.

    In questo lavoro mi dissocio perentoriamente da qualsiasi interpretazione causale di tipo moralistico che possa, in qualche modo, accostare i disturbi d’ansia  a presunte punizioni inflitteci a causa di comportamenti colposi.

    Un ulteriore mio obiettivo è quello di contribuire alla vasta panoramica bibliografica che si dedica al tema dei disturbi d’ansia offrendo una visione in fieri relativa alla mia esperienza professionale vista da una prospettiva d’intervento multimodale[1] che, spero, possa essere di aiuto a  tutte le persone assillate da questi problemi ma, anche, ai professionisti che li curano.

    1 Il quadro teorico di riferimento della psicoterapia multimodale non è unitario ma, proprio perché multimodale, si avvale di più contributi che vanno dalla psicoterapia breve ad orientamento analitico (integrata con la Psicoterapia Autogena di J.H.Schultz e l’ipnosi di M. Erickson) alla psicoterapia strategico-sistemica (P.Watzlawick, C.Madanes, J.Haley)  ma sempre in chiave umanistico-esistenziale (V.E.Frankl, E.Lukas, E.Fizzotti).

    Nella psicoterapia multimodale si crea un dialogo interpersonale  che mira a modificare un disturbo psicofisico (corpo-cervello-mente), un disagio esistenziale (spirito), o entrambi, con mezzi che si adattano, di volta in volta, al problema della persona che soffre e, un importante presupposto da cui non si può prescindere, è l’irriducibilità della persona che soffre, come di ogni essere umano. Irriducibilità significa che l’essere umano, in quanto soggetto unico e irripetibile, non è riducibile a categorie predeterminate, né diagnostiche (cioè di che cosa soffre la persona), né d’intervento (quale psicoterapia è più adatta), né prognostiche (quale sarà l’esito e la qualità della vita in futuro).  La Persona non può e non deve mai essere considerata  solo per il suo aspetto biologico o psicologico o spirituale o sociologico. L’uomo è tridimensionale cioè possessore di un corpo, di una mente e di uno spirito e questa tridimensionalità è sempre, indiscutibilmente, inserita in un contesto sociale (famigliare e relazionale). Ecco perché è fondamentale l’approccio umanistico-esistenziale,[2] perché inserisce e rispetta l’uomo nel suo contesto esistenziale e tiene conto del fatto che egli non si trova nel mondo come se fosse una cosa ma con l’intenzionalità esclusiva che è solo e precipuamente  dell’Uomo.

    Ogni persona adulta – ma anche molto giovane – costruisce e subisce il disturbo d’ansia come se  vivesse dentro una metafora nella quale soffre e dalla quale non riesce ad uscire da sola. Dire «mi sento in una trappola dalla quale non posso uscire» o «mi sento una palla al piede che non mi lascia libera» o, ancora, «vorrei uscire all’aperto ma è come se rischiassi di cadere in un baratro da un momento all’altro», significa usare una metafora molto chiara che ha bisogno di essere modificata quanto prima.

    I disturbi d’ansia dovrebbero sempre essere considerati come segnali metaforici che la persona trasmette all’esterno per dire, fuor di metafora, “una dimensione di me non dialoga con le altre, ho urgente bisogno di collegarle tra loro”. Il linguaggio metaforico, usato dalla persona mentre parla del suo disturbo d’ansia, è un mezzo discorsivo che lei ci offre e che ci permette di scoprire il simbolo sotteso alla metafora stessa. E’ evidente che la metafora prodotta dal singolo, dipende indubitabilmente dalle sue esperienze ma, soprattutto, dal periodo storico in cui egli vive!

    Quando il contesto storico in cui si viveva  era scandito da ritmi lenti e prolungati, era naturale che l’uomo si adeguasse a quella lentezza e  quindi non vivesse con apprensione ed ansia le sue giornate; egli non viveva in preda all’obbligo di dover fare tutto in fretta. Nel tempo, però, l’uomo ha dovuto adattarsi alla rapidità dei cambiamenti esterni ai quali non sempre gli  è stato possibile conformarsi senza subire danni interiori. L’accumulo d’ansia e di paura nel sentirsi inadeguato alla velocità e ai cambiamenti sociali, ha creato, nel tempo, l’ansia da prestazione e l’ansia  anticipatoria o d’attesa. L’attesa di che cosa? Naturalmente di qualcosa che spaventa! L’accumulo d’ansia e di paura fa sì che la mente umana “attenda” qualcosa che incombe e crei uno stato di angoscia che alimenta lo stato di attesa: è proprio questa attesa snervante a scatenare un attacco più forte di paura e d’ansia: l’attacco di panico!

    Perché proprio l’uomo di oggi viene così frequentemente colpito dagli attacchi di panico? Da dove nascono? Sono normali gli attacchi d’ansia? Perché alcune persone ne rimangono vittime ed altre no? Quali inganni mentali scatenano i disturbi d’ansia? Si può guarire dagli attacchi di panico? Quali sono i condizionamenti  che mantengono in vita i disturbi d’ansia? Queste e tante altre sono le domande che le persone che soffrono si pongono e mi pongono. Chi soffre di disturbi d’ansia ha fretta! Ha fretta di capire, quanto prima, cosa gli sta succedendo. Ma soprattutto ha fretta di uscire dal suo incubo, di liberarsi dal peso del suo disturbo.

    In ultima analisi, questo libro cerca di rispondere a molte domande, non solo a titolo informativo ma soprattutto operativo e formativo, per orientare le persone verso la scelta migliore e debellare definitivamente i loro disturbi d’ansia.

    2 L’orientamento umanistico-esistenziale non si attiene ad una epistemologia inquadrabile in teorie scientifiche  ma si avvale di una visione antropologica di ampio respiro. L’antropologia umanistico-esistenziale pone al centro della sua attenzione l’uomo e tutto ciò che riguarda se stesso e le sue relazioni interpersonali.  I valori e i principi dell’essere umano non possono e non devono essere falsificati  perché appartengono ad una singola persona e non ad una teoria.

    L’uomo è un essere sociale, inserito in un contesto di relazioni umane ma, soprattutto, un essere  che possiede la facoltà di  scegliere liberamente grazie al valore della possibilità intesa come  potenzialità destinata a realizzarsi. Nella libertà dell’uomo vi è sempre un significato da realizzare ed è solo con il senso della responsabilità che si attua.

    L’indiscutibilità e l’infalsificabilità dei valori del singolo, lo mettono nella condizione di essere l’unico responsabile delle sue scelte quindi l’unico depositario della sua dignità.

  • Una Psicologa interpreta il vangelo di S. Giovanni

    Editor di testo: Del Faro

    Anno: 2010

    Prestando molta attenzione al modo in cui le persone comprendono i Vangeli e, di conseguenza, vivono la loro vita credendo al senso letterale e non a quello simbolico, ho intrapreso un percorso di studi teologici che, affiancati alle mie conoscenze psicologiche e alle mie esperienze professionali in campo psicoterapeutico mi permettono di elaborare delle riflessioni. Grazie a tutto questo – e a ciò che la mia coscienza di Verità mi trasmette mentre approfondisco il Vangelo giovanneo – , ricevo delle risposte talmente ragionevoli (pur senza perdere il loro senso spirituale), da non sentire la necessità di mettere in dubbio alcunché. Leggere oltre le righe il vero senso di ciò che ci è stato tramandato, è la sensazione più appagante che una persona possa sperare di godere per arricchire la propria spiritualità che è la dimensione che caratterizza meglio e in modo più completo l’umanità delle persone.
    Partendo dal presupposto, secondo me imprescindibile, che il fondamentalismo – inteso come atteggiamento di chi persegue in modo intransigente e dogmatico delle idee politiche, religiose e culturali – sia un danno, non solo per la fede ma anche per la ragione, ritengo sia anche da evitare: ogni estremismo, infatti, porta a reazioni estreme e ogni comportamento estremo è di per sé sbagliato perché privo dell’equilibrio. Molte religioni contengono principi e valori che si basano sulla giustizia e sull’onestà e non possono che apparire sagge; ma spesso contengono anche delle contraddizioni e, queste, dovrebbero essere interpretate alla luce di ciò che vogliono dire oppure essere eliminate per non spaventare e allontanare le persone.
    In questo mio saggio, preferisco distinguere nettamente la fede in Dio dalla fede in ogni altro credo, comprese le religioni integraliste, quelle che si attengono alla lettera anziché entrare nella Parola cioè nel senso profondo di ciò che vogliono trasmettere.

    Oggi l’esegesi non elimina nulla del passato ma apre la strada anche ad altre possibilità che io intendo sfruttare al fine di offrire al lettore delle spiegazioni che nascono dalla mia coscienza di Verità e che possono trovare, nelle altre coscienze, dei riscontri spirituali. La differenza sostanziale tra il concetto di esegesi e quello di ermeneutica consiste in questo: l’esegesi è una traduzione tecnica, mentre l’ermeneutica è una traduzione interpretativa quindi anche soggettiva.
    Preferisco avvalermi di una modalità più personale, quindi ermeneutica, per offrire spunti nuovi di riflessione che, dopo lunghe meditazioni, hanno risvegliato in me nuovi orizzonti spirituali di Senso. Molti Padri della Chiesa preferivano sostenere di non capire piuttosto che dichiarare apertamente che la Bibbia conteneva – quindi contiene – delle contraddizioni.

  • Quando il senso della propria esistenza è la pedofilia

    Ed. Domeneghini Upsel Padova,     2005

    Con questo libro desidero offrire al lettore, professionista e non, la possibilità di riflettere su un tema antichissimo, ma di grande attualità che viene affrontato con forti ansie e, troppe volte, trascurato.
    I professionisti che operano nel campo della psicologia, della medicina e della psicoterapia, di fronte ad un caso di pedofilia possono e devono attenersi alle disposizioni deontologiche dei rispettivi Ordini Professionali, mentre il lettore non professionista, nel momento in cui identifica, in famiglia o fuori, una persona potenzialmente disturbata da comportamenti pedofilici, dovrebbe conoscere il problema e sapere a chi rivolgersi.
    Questo lavoro propone qualcosa di diverso rispetto alle modalità d’intervento attuate fino ad oggi perché si giova di un nuovo modo d’essere che il terapeuta ha la possibilità di interiorizzare grazie alla Logoterapia.
    La Logoterapia di Viktor Emil Frankl* rappresenta, dopo la psicoanalisi di Sigmund Freud e la psicologia individuale di Alfred Adler, la “Terza scuola viennese di psicoterapia”.
    Logoterapia significa terapia d’intervento tramite la scoperta del Logos, inteso come ‘senso’ che ogni situazione che la vita propone o impone, ha in sé, anche la pedofilia.
    L’anima del libro fornisce, quindi, una serie di interventi logoterapeutici che hanno lo scopo, prima di tutto di tutelare il bambino, in secondo luogo di restringere sempre più il campo d’azione della persona con pedofilia offrendole però la possibilità di appropriarsi della sua dignità e, infine, di riequilibrare l’assetto familiare sia in chiave relazionale che emotiva.
    Questo libro mira anche a demistificare certi preconcetti e luoghi comuni, evitando di soffermarsi a riflettere sui meccanismi sottesi alla personalità pedofila , né volendo filosofeggiare su ciò che le istituzioni dovrebbero fare o non fare; anche perché ognuno di noi sa benissimo che ciò che si dovrebbe fare non è sempre facilmente realizzabile.
    Tutto questo a causa delle paure universali; dell’angoscia di separazione che subentra allontanando il bambino dalla famiglia; dell’omertà familiare molto sviluppata nei ceti meno istruiti e che serpeggia in tutte le culture regionali, non solo italiane.
    Con questo libro proverò ad ‘entrare’ nelle famiglie che ospitano un pedofilo per far capire al lettore come si vive, da dentro, questo dramma e come si affronta la consuetudine della vita con una persona disturbata.
    Cercherò di offrire, nell’immediato dell’abuso che il bambino subisce, un suggerimento logoanalitico e non demolitivo per la struttura familiare.
    Sembra strano ma, a volte, i bambini abusati o molestati che subiscono quotidianamente comportamenti devianti da parte di un familiare, possono anche accettarli pur di non spezzare il legame relazionale, l’unico esistente, anche se patologico.
    Quello che chiedono è di essere aiutati.

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